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 Sotto la mascherina… Labbra perfette.



Le mascherine Ffp2, il dispositivo di protezione più resistente è divenuto un must sia negli spazi al chiuso, mezzi pubblici, cinema, teatri, musei, ma anche in alcuni luoghi all’aperto, specie se affollati.

E così pazientiamo ancora un po’ per sfoggiare i nuovi make-up look per le labbra, prendendoci intanto cura di questa delicata zona. Sì, è così: il suggerimento è giocare di anticipo e prepararsi al meglio all’appuntamento: gli occhi puntati finalmente sulla bocca. Senza contare che smart working e Zoom section rischiano di enfatizzare i difetti del contorno labbra. Basta un’inclinazione sbagliata della camera o un’illuminazione infelice ed ecco apparire piccole rughe sul contorno labiale, aloni leggeri sopra il labbro superiore o secchezza delle mucose. Convinti?

Detto questo, i rimedi ci sono. Oggi davvero diversificati ed estremamente personalizzabili. 

Spiega la dottoressa Magda Belmontesi, dermatologa a Milano e Vigevano. “La cute del labbro ha fino a 5 strati cellulari, è molto più sottile rispetto alla cute del viso che ha più di 16 strati di cellule. La mucosa delle labbra è suscettibile a disidratazione: non avendo lo strato corneo né le ghiandole sudoripare, non è in grado di trattenere acqua come la pelle del viso, quindi svolge una minore azione barriera”.

“Il secondo problema della zona – continua Belmontesi – riguarda la sottigliezza della cute e del tessuto sottocutaneo, che provoca un aumento della formazione di rughe nell’area periorale, in particolare sopra il labbro superiore, tratto tipico nei fumatori. La contrazione del muscolo orbicularis oris accentua la formazione di rughe periorali. Infine le profonde rughe che solcano il labbro nel vermiglio provocano  il  cosiddetto ‘lipstick bleeding’, ossia le sbavature del rossetto”.

Tra i trattamenti utilizzabili nella zona periorale ci sono i peeling, indicati per l’aging e l’invecchiamento fotoindotto, contro grinzosità e rughe verticali, perdita di tono e luminosità, melasma e macchie causate da infiammazioni. “I peeling di ultima generazione hanno indicazioni multifattoriali, sono meno aggressivi ed hanno un effetto progressivo, con un piano di trattamento fatto a cicli che associano trattamenti ambutoriatoriali e domiciliari”.

Continua la dermatologa: “A differenza dei peelings mono-sostanza, ad esempio a base di idrossiacidi o acido tricloroacetico, disponibli  singolarmente in diverse concentrazioni, quelli combinati sono formulati con una composizione esclusiva, precisa e sinergica di agenti esfolianti chimici, che è declinata anche con una fase domiciliare. Per ogni indicazione, comunque, è necessario impostare un protocollo personalizzato di trattamento peeling ambulatoriale ad una corretta terapia dermocosmetica domiciliare di supporto”.

Contro rughe e grinze. “Si può utilizzare un ‘peeling al retinolo con complesso boosting’: associa il retinolo 3% ad un agente calmante, il bisabololo, e a uno protettivo, l’acetato di vitamina E 1%. Il retinolo aumenta lo spessore epidermico e riduce l’attività dell’enzima che degrada il collagene, incrementa la crescita dei fibroblasti (principali cellule del derma), promuovendo la sintesi di collagene”.

In caso di perdita di tono e cicatrici. “È perfetto il peeling biostimolante TCA 33% (acido tricloroacetico) al perossido di ossigeno. È una sorta di biostimolazione senza aghi, una stimolazione chimica non ablativa del derma che incentiva i fattori di crescita dei fibroblasti

Per contrastare discromie, iperpigmentazioni e fotoinvecchiamento. “In questo caso è utile un’associazione di diversi acidi. L’acido azelaico 20%, favorisce l’inibizione della melanogenesi, attenua progressivamente il colore delle iperpigmentazioni e ne riduce le dimensioni. Poi il resorcinolo 10%, che combatte le iperpigmentazioni melaniche e ha un effetto sbiancante. L’acido fitico 6% è un agente chelante del rame e del ferro che favorisce l’inibizione dell’enzima tirosinasi, coinvolto nella produzione di melanina. Così favorisce un’azione depigmentante. Infine l’acido tranexamico 3%: inibisce componente infiammatoria e vascolare dell’iperpigmentazione.

 

Importante anche la scelta del cosmeceutico. “L’approccio terapeutico integrato tra cosmeceutico e intervento medico serve a magnificare i risultati e a protrarli nel tempo. “Tutto deve essere  personalizzato, in base alle esigenze e alle caratteristiche del paziente e al tipo di intervento effettuato”, chiosa la dottoressa.