Pelle dalla salute alla bellezza. Guida pratica alla cura dermocosmetica.
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Medico Chirurgo
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Ma per creare una nuova abitudine quanto tempo serve? Negli anni ’50 il chirurgo plastico Maxwell Maltz inizia a notare un particolare atteggiamento dei suoi pazienti. Ad esempio, dopo una rinoplastica (intervento chirurgico al naso), Maltz nota che ai pazienti servivano circa 21 giorni di tempo per abituarsi a vedere il loro viso nuovo. Con questo il chirurgo intendeva ‘un minimo di circa 21 giorni’, e non il “mito delle 3 settimane” sufficienti a cambiare vita, che poi ha preso piede.
Quindi, di quanto tempo si ha effettivamente bisogno per creare una nuova abitudine? Alla domanda risponde uno studio (How are habits formed: Modelling habit formation in the real world) pubblicato sul European Journal of Social Psychology, nel luglio del 2009, condotto da Phillippa Lally, ricercatrice di psicologia della salute presso l’University College di Londra, e il suo team di ricerca ha scoperto che in media, ci vogliono più di 2 mesi prima di che un nuovo comportamento diventi automatico. Per la precisione, 66 giorni, a seconda del comportamento, della personalità e delle circostanze. In sostanza: le abitudini sono un processo, non un evento.
Bene, allora prima che il processo si consolidi, ricapitoliamo le “buone abitudini” al sole, che salvano la pelle e regalano un’abbronzatura duratura.
1. CONOSCI IL TUO FOTOTIPO E PROTEGGITI. Prima di esporsi al sole è importante identificare il proprio fototipo, al fin di scegliere la giusta protezione. “La crema solare, affinché possa svolgere al meglio la sua azione, va applicata una ventina di minuti prima di esporsi al sole e stesa con generosità. I vantaggi nel proteggere la pelle sono tanti. Spiega Magda Belmontesi, dermatologa a Milano e Vigevano: “Innanzitutto si evitano le scottature, garantendosi così un’abbronzatura più uniforme e duratura. Poi si riduce l’inevitabile fotoinvecchiamento, con riduzione di collagene ed elastina, che riducono turgore ed elasticità cutanea”.
Il primo livello di protezione naturale è rappresentato dalla quantità e qualità di melanina superficiale, ossia il fototipo. In pratica la melanina protegge circa con un SPF2, quindi davvero poco. “In dermatologia si riconoscono 6 fototipi. Di questi il fototipo 1 (quasi albino) è assimilabile al 2 (pelle molto chiara), mentre il fototipo 5 (pelle molto scura) è equiparabile al 6 (individui di colore)”.
Fototipo I e II:
o Persone con pelle molto chiara, spesso con efelidi, capelli biondi o rossi, occhi chiari.
o Generalmente sviluppano un eritema più o meno intenso a ogni esposizione senza protezione.
o L’abbronzatura è molto tenue o inesistente.
o La reazione ai raggi solari è molto elevata, così come il rischio di danni permanenti.
Fototipo III:
o Persone con pelle chiara, capelli biondo scuro o castano chiaro.
o Tendono a scottarsi facilmente.
o Sviluppano un’abbronzatura lieve (dorata)
Fototipo IV:
o persone con pelle medio-scura e capelli castani.
o Si scottano solo occasionalmente, dopo esposizioni prolungate.
o Sviluppano un’abbronzatura intensa ed omogenea.
Fototipo V e VI:
o Persone con carnagione olivastra, occhi e capelli neri.
o Si scottano molto raramente.
o Sviluppano velocemente un’abbronzatura molto intensa, color cioccolato.
2. 2. PREFERISCI UN’ESPOSIZIONE GRADUALE. Esponiti progressivamente al sole, evitando esposizioni prolungate, dando il tempo alla cute di sviluppare uno scudo di melanina: in media servono 72 ore per crearlo.
3. 3. APPLICA I FILTRI PIÙ VOLTE AL GIORNO. Dopo circa due ore il solare perde parte della sua capacità di proteggere adeguatamente dal sole: si stima che l’SPF si riduca del 50%. Serve quindi riapplicare la crema, come dopo un bagno, anche se il solare è resistente all’acqua.
4. 4. EVITA LE ORE CENTRALI. Cerca di riparati nelle ore più calde della giornata: dalle 11 alle 15. Meglio stare all’ombra, visto che anche il riflesso del sole abbronza.
5.5.5.OCCHIO AI RIFLESSI DEL SOLE. I raggi solari riflessi dall’acqua, dalla sabbia o dalla neve, che ne moltiplicano l’intensità. Presta attenzione anche alla falsa protezione data dalle nuvole o del refrigerio di un clima ventoso, che non fanno percepire il calore del sole.
6. 6. ATTENZIONE A DOVE VAI Il luogo e l’altitudine determinano differenti quantità di radiazione ultravioletta: ai Tropici e in alta montagna, dove il sole ha un maggior angolo di elevazione, ossia è più alto sull’orizzonte, è necessaria una protezione maggiore.
7. 7.PROTEGGI LE ZONE SENSIBILI labbra, orecchie, collo, décolleté, spalle, cuoio capelluto sono zone che per la loro posizione sono fotoesposte per maggior tempo. Poni cautela anche alle cicatrici recenti, molto sensibili agli UV: quando la pelle si abbronza attua un processo di ispessimento che aumenta la sua protezione naturale, portando, in caso di cicatrici, a inspessirle peggiorandone l’estetica.
8. 8. ULTIMO, MA NON MENO IMPORTANTE: IL FOTOINQUINAMENTO. Il processo di invecchiamento indotto dai raggi UV risulta generalmente accelerato se combinato con un altro fattore dell’esposoma: l’inquinamento. La combinazione tra UVA e inquinamento è chiamata fotoinquinamento. Che intensifica lo stress ossidativo sulla pelle e accelera la visibilità dei segni dell’invecchiamento: la pelle è meno tonica e appiano rughe e macchie scure. “L’uso quotidiano di una foto-protezione, anche in città, può aiutare a prevenire i segni di invecchiamento cutaneo causati dai raggi UV, come rughe e macchie scure”, chiosa Belmontesi.
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