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 Mani (di nuovo) giovani e belle



 Ormai ci sono giornate mondiali dedicate a ogni cosa. E le mani, così preziose, non potevano fare eccezione. Sono infatti protagoniste, il 15 ottobre di ogni anno, del Global Handwashing Day: campagna internazionale che sensibilizza sull’importanza dell’igiene delle mani. E quest’anno, lavarle di frequente, insieme a utilizzare mascherine e distanziamento fisico, rappresenta la strategia vitale per fermare il coronavirus.

 

Una ricerca della University College London, pubblicata su Wellcome Open Research, rivela che lavare le mani contribuisce a salvare la vita: lavarle tra le 6 e le 10 volte al giorno porta a una riduzione del rischio di contrarre il Covid-19 pari al 36%.

 

Importante, quindi, un lavaggio regolare e ripetuto, oltre che accurato. Tutta l’operazione deve durare almeno 40 secondi, di cui 20 secondi dedicati all’insaponamento. In assenza di acqua, quando si utilizzano soluzioni idro-alcoliche, con almeno il 60% di alcol, servono comunque 20 secondi per strofinare le mani.  

 

Il tempo è sempre un fattore importante. Ne conosciamo i suoi esiti nell’invecchiamento, che causa inestetismi anche alle nostre mani. Spiega Magda Belmontesi, dermatologa a Milano e Vigevano: “Con l’età diminuisce idratazione ed elasticità, quindi si ha una perdita del turgore cutaneo e l’avvento di grinze e macchie, mentre si assiste a un progressivo processo di scheletrimento che mette in risalto vene e tendini”.

 

Proprio la perdita di grasso sottocutaneo, nonché la visibilità di ossa, tendini e vene sono stati i parametri che hanno generato una scala di invecchiamento cutaneo specifica per le mani, messa a punto da un pool di esperti dell’American Society for Dermatologic Surgery.

 

“Dato che sempre più pazienti si sottopongono a trattamenti di ringiovanimento del viso, le discrepanze nell'aspetto tra un volto giovane e mani invecchiate possono diventare fastidiose”, afferma la dermatologa. “In tali casi si rivela utile un trattamento con skinbooster: gel iniettabili a base di acido ialuronico Nasha (stabilizzato e di origine non animale). Migliorano la pelle con texture ispessita, irregolare e linee visibili, in caso di elastosi marcata da fotoaging, quindi perdita di elasticità, per ripristinare il turgore e la luminosità tipiche di una cute ben idratata, migliorare lo stato della pelle senza aggiungere volume, ridurre l’aspetto di imperfezioni come cicatrici o rughe da invecchiamento fotoindotto”.

 

Si tratta di dispositivi medici usati per ‘ringiovanire la pelle’ di viso, collo, decolleté. E dorso delle mani, appunto. “Agiscono, però, in modo diverso rispetto a un filler, in quanto il loro ‘effetto distensivo’ non è dato dalla creazione di volume, ma dall'induzione di un processo di rigenerazione della matrice dermica che migliora la qualità della pelle”.

 

Un trattamento iniettivo che ‘cura’ la pelle, senza rendere le mani paffute, con effetti di miglioramento progressivo, di lunga durata e che si consolidano nel tempo.

 

“Vero e documentato”, commenta Belmontesi. “Lo attesta una ricerca del Department of Dermatology, University of Michigan che nel 2013 ha testato in vivo i risultati, dimostrando che il miglioramento del supporto strutturale del microambiente dermico, aumentando la tensione meccanica sul fibroblasto, riattiva la funzionalità delle cellule che producono collagene, elastina e acido ialuronico (fibroblasti) come pure dei cheratinociti della pelle invecchiata”.

 

Le cellule della pelle, infatti, vivono immerse in una matrice extracellulare, che fornisce forza e resilienza alla cute, costituita principalmente da fibrille di collagene di tipo I, prodotte dai fibroblasti. Il legame dei fibroblasti alle fibrille di collagene genera forze meccaniche che regolano la morfologia e la funzione cellulare. Con l'invecchiamento, la frammentazione del collagene riduce il legame fibroblasto-matrice: i fibroblasti si contraggono e riducono le loro funzioni.  

 

“Lo studio pubblicato sul Journal of Investigative Dermatology mette in luce che queste alterazioni legate all'età sono in gran parte invertite migliorando il supporto strutturale della matrice extracellulare. L'iniezione di acido ialuronico reticolato, nella pelle matura, provata da crono e fotoaging, provoca l’‘allungamento’ dei fibroblasti e la produzione del fattore di crescita del tessuto connettivo, che induce la produzione di nuovo collagene.

 

“È interessante notare che il supporto meccanico migliorato della matrice stimola anche la proliferazione dei fibroblasti, espande la vascolarizzazione e aumenta lo spessore epidermico”.

 

“Personalmente utilizzo il trattamento dal 2008 con risultati ottimi e un protocollo che prevede una seduta al mese per tre mesi, poi un trattamento di mantenimento 2 volte l’anno. In caso di fotoaging marcato si può fare un protocollo combinato, con 3 sedute di gel Nasha skinbooster e altrettante di Luce Pulsata Intensa, alternate ogni 15 giorni”.