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 Pensa (e mangia) positivo



 L’approccio positivo è ormai un concetto assimilato da varie discipline scientifiche che ne hanno riconosciuto la valenza.

Un esempio su tutti la psicologia positiva, che utilizza emozioni positive e risorse personali per rivalutare positivamente i propri vissuti, a differenza del pensiero positivo, che promulga una visione sempre e comunque ottimistica del mondo circostante. 

Essere consapevoli dei propri punti di forza e utilizzarli per rivalutare positivamente gli episodi accaduti, come pure ringraziare qualcuno, ci mantiene felici nel tempo, mentre le emozioni positive aumentano il benessere e consentono una ripresa migliore e più breve da condizioni stressanti, anche fisiche. Il tutto, naturalmente, è comprovato da varie ricerche scientifiche.

 

Anche biologia e nutrizione hanno sposato questa filosofia.

“La Positive Nutrition – spiega Giovanni Scapagnini, medico e neuroscienziato, professore associato di biochimica clinica presso il dipartimento di Medicina e scienze della salute dell’Università del Molise, Campobasso – deriva da un approccio della psicologia che aiuta a raggiungere una maggiore felicità”.

 

“In genere, la ricerca scientifica si concentra soprattutto sullo studio delle malattie e dei malati al fine di scoprire cure e terapie per sconfiggere le cause della patologia. Al contrario, in biogerontologia studiare i sani e soprattutto gli individui che hanno raggiunto età eccezionali in ottimo stato di salute, come nel caso dei supercentenari, rappresenta un approccio scientifico molto più utile per comprendere gli elementi ambientali e genetici collegabili all’ottenimento di un invecchiamento di successo. Tra le variabili ambientali più rilevanti nel condizionare la qualità della salute e dell’invecchiamento vi è senza dubbio l’alimentazione. Siamo abituati a pensare alla dieta con l’idea della privazione, ovvero la necessità di eliminare o quanto meno limitare il consumo di certi alimenti specie se abbiamo problemi di salute come colesterolo o diabete. Ma il cibo può essere una fonte di sostanze benefiche per la salute, veri e propri ‘farmaci’, con azioni ben precise sull’organismo e sul funzionamento di ogni sua singola cellula”.

 

Positive Nutrition. I pilastri della longevità è anche il titolo dell’ultimo libro di Barry Sears, presidente della Inflammation Research Foundation e inventore della famosa dieta Zona, che parte da un concetto fondamentale e ormai acclarato: l’infiammazione silente è alla base dell’eccesso di peso e di gran parte delle malattie.

 

Sappiamo che la genetica influenza solo il 25-30% della nostra longevità, mentre il restante 70-75% è legato ad ambiente, stile di vita e alimentazione, ossia a fattori che possiamo controllare e modificare. Sappiamo anche che per restare per più tempo sani e giovani occorre mantenersi magri e in particolare avere una circonferenza vita relativamente bassa. L’eccesso di peso e grasso addominale si lega infatti alla comparsa di molte malattie e forme di tumore. Al contrario, la restrizione calorica aumenta l’autofagia, una sorta di check control che permette di riparare il DNA alterato, aumentare le capacità antiossidanti, ridurre la proliferazione e l’infiammazione cellulare, il killer silente che ci fa ammalare di più e invecchiare più in fretta.

 

 

I cibi amici: i superfood

Pesce, alghe, verdure, spezie. Sono alcuni degli ‘alimenti-farmaci’ che non dovrebbero mancare mai a tavola perché ricchi di acidi grassi omega-3 e polifenoli, ormai considerati dei superfood in quanto molto presenti nell’alimentazione delle popolazioni più longeve.

 

“Gli omega-3 sono sostanze essenziali – precisa Scapagnini – ma nell’alimentazione quotidiana il quantitativo si è ridotto molto, e ciò è alla base dei processi infiammatori che potrebbero spiegare l’aumento delle malattie cronico-degenerative”.

 

“Oltre al ruolo prevenivo sul sistema cardiovascolare dimostrato da vari studi – continua Scapagnini - gli omega-3 stanno guadagnando sempre maggiore attenzione per le loro molteplici azioni dirette sul sistema nervoso. La possibilità che gli omega-3, e in particolare l’acido docosaesaenoico DHA, e in misura minore l’EPA (l’acido eicosapentaenoico), siano in grado di stimolare i processi cognitivi e la memoria, oltre a preservare un corretto funzionamento del cervello anche nell’adulto, è supportata da numerose osservazioni epidemiologiche e da ricerche sperimentali e cliniche.

 

Appartengono al gruppo dei Superfood anche i polifenoli.  

“Comprendono un ampio gruppo di sostanze contenute in frutta e verdura. Tra le sostanze studiate di più ci sono le antocianine e le procianidine del mirtillo come la delfinidina, le catechine del tè quale l’epigallocatechina-3-gallato (EGCG), gli stilbeni tra cui il resveratrolo, contenuti nell’uva e nelle arachidi, e la  curcumina, il pigmento giallo che dà il colore al curry. Si comportano come dei trainer per le nostre cellule perché sono in grado di innescare la trascrizione genica. In pratica, insegnano alle cellule a mantenere il controllo di stress ossidativo, infiammazione e metabolismo”.

 

 

Micronutrienti per la pelle

Come assumere questi nutrienti così preziosi? Scegliendo gli alimenti con criterio oppure, se necessario, ricorrendo ad un’integrazione. Specie quando è in gioco il benessere dell’organo più grande del nostro corpo, la pelle.

 

A cosa servono alla pelle gli acidi grassi essenziali?  

Risponde Magda Belmontesi, dermatologa a Milano e Vigevano. “Omega-3 (pesce azzurro, olio di borragine) e omega-6 (olio di mais e girasole, cereali, legumi) aumentano la sintesi di ceramidi, evitando la secchezza cutanea, e riducono la “Trans-Epidermal-Water-Loss”, la perdita d’acqua attraverso l’epidermide, preservando l’idratazione naturale

 

Invece antiossidanti e polifenoli?

Continua Belmontesi: “Resveratrolo e carotenoidi, presenti in alte concentrazioni in uva, cioccolato, tè verde (epigallocatechine), rinforzano la barriera cutanea, difendendola dagli agenti esterni, e modulano il processo di rigenerazione dell’epidermide, favorendo la sintesi di alcuni componenti lipidici dello strato corneo.
Poi conta anche il coenzima Q10: sintetizzato dalle cellule a partire dagli alimenti (tra cui cereali, soia, noci), riequilibra la funzione dei mitocondri (i “polmoni” di ogni singola cellula). Aumentando la respirazione cellulare e l’utilizzo di energia, incrementa la rigenerazione della pelle. Infine l’acido lipoico (carni rosse, frattaglie, patate, broccoli, spinaci): interviene come coenzima del metabolismo cellulare e protegge il corpo dallo stress ossidativo”.

 

E a proposito di aminoacidi?

Risponde Maria Gabriella di Russo, specialista in Idrologia Medica, docente in Medicina Estetica al Master Università di Pavia. “Gli aminoacidi essenziali sono fondamentali per il mantenimento dei sistemi antiossidanti, ma anche per regolare il bilancio fra la sintesi di nuove proteine e l’eliminazione delle proteine usurate”.  

 

La formula innovativa di NutriXam è in grado di promuovere la sintesi delle proteine. Si tratta di una sequenza armonica comprendente tutti gli amminoacidi essenziali, i ramificati e alcuni non essenziali, in sintonia con le esigenze del corpo umano per produrre energia e comporre proteine. L’apporto dall’interno è indispensabile per riequilibrare la capacità barriera cutanea, mantenendo ideale il grado di idratazione e il potere antiossidante della pelle”.