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 Pelle sensibile: un aiuto dai batteri

 La fitta nube di microbi che avvolge Pig-Pen, il personaggio dei Peanuts che incarna il bambino orgoglioso dello sporco che lo caratterizza, forse non è molto diversa da quella in cui viviamo ogni giorno. Una sorta di ‘nuvola’ fatta da polvere, particelle di tessuto e dai batteri che vivono nel nostro organismo, il cosiddetto microbioma. I più abbondanti sono lo streptococcus insieme al propionibacterium e al corynebacterium che colonizzano la pelle. Ma c’è di più, i ricercatori dell’università dell’Oregon hanno scoperto che la composizione batterica dell’aria che ci circonda varia da individuo a individuo, proprio come un‘impronta digitale’.

 

Cos’è il microbiota?

Senza che ne accorgiamo, nel nostro organismo vivono in pacifica coesistenza moltissimi batteri, virus e altri organismi unicellulari: una comunità complessa che prende il nome di microbiota. I suoi numeri sono impressionanti: si stima sia composto da non meno di 1014 cellule batteriche, il cui ruolo è stato molto studiato negli ultimi decenni, mentre si sa ancora molto poco sulle funzioni e i complessi rapporti che si instaurano fra virus e altri unicellulari che lo compongono.

 

Il microbiota colonizza pelle, apparato respiratorio, vie urogenitali e tratto gastrointestinale, sicuramente la parte più colonizzata dai suoi microbi, tanto che si parla di ‘quarto organo’ dell’apparato digerente, interagendo con l’organismo per assicurarne il corretto funzionamento.

 

 

Il nostro ‘secondo genoma’

Il microbioma umano (dal greco ‘micro’ piccolo e ‘bios’ vita) costituisce un insieme di microorganismi viventi all’interno del nostro corpo. Mentre il patrimonio genetico contenuto in ogni cellula del nostro corpo costituisce il nostro primo genoma, è possibile affermare che il microbioma costituisce il nostro ‘secondo genoma’.

 

“Interfaccia fra l’interno ed esterno, la pelle è colonizzata da oltre 500 specie di batteri, funghi e virus che rappresentano il microbiota cutaneo, spiega Magda Belmontesi, dermatologa a Milano e Vigevano. “Se questo ecosistema è equilibrato e diversificato, svolge un’attività antinfiammatoria, stimola le difese immunitarie e lotta contro i batteri patogeni, quindi la pelle rimane in salute. Al contrario, una ridotta diversità nella sua composizione può contribuire a scatenare patologie, tra cui psoriasi, dermatite atopica, seborroica, acne e rosacea”.

 

Lo studio del microbioma della pelle è iniziato nel 2007, quando gli istituti nazionali per la salute degli Stati Uniti (National Institutes of Health o NIH) hanno lanciato il “Human Microbiome Project”. Il progetto sequenzia il genoma di tutti i microorganismi che abitualmente vivono all’interno e sulla superficie del nostro corpo, con l’intento di comprendere il loro ruolo per la salute umana.

 

Una ricerca della Harvard Medical School di Boston, pubblicata nel 2013 sul Journal of the American Academy of Dermatology evidenzia che identificare l’insieme dei genomi dei microorganismi che colonizzano una particolare area della pelle equivale a determinare la ‘firma microbiologica’ della pelle. Conoscere tale firma è essenziale per preservare i micro-ecosistemi, il cui disequilibrio può comportare disturbi cutanei o infezioni.

 

 

Il ‘super-organismo’

La diversità del microbioma dipende dalle caratteristiche fisiche e chimiche delle varie regioni o nicchie della superficie della pelle. “I diversi ‘habitat’ sono determinati da spessore della pelle, pieghe, densità dei follicoli piliferi e ghiandole sudoripare o sebacee”, continua Belmontesi.

 

Età, sesso e localizzazione contribuiscono alla variabilità della microflora. All’interno dell’utero la pelle del feto è sterile, ma la colonizzazione da parte dei microorganismi comincia pochi minuti dopo la nascita. I neonati inizialmente presentano un microbioma scarsamente diversificato e simile su tutta la superficie cutanea. Poco a poco, le diverse regioni della pelle sviluppano caratteristiche peculiari di umidità, temperatura o sebo ed emergono nicchie con tipologie diverse di microflora”.

 

“Il pH, la temperatura, umidità, salinità e concentrazione sebacea sono fattori che favoriscono la colonizzazione di certe specie batteriche. Fattori ambientali come luogo in cui si vive, professione, abbigliamento o assunzione di antibiotici possono modulare la colonizzazione della pelle da parte dei batteri. Anche detergenti per l’igiene e altri prodotti applicati sulla pelle sono potenziali fattori che contribuiscono alle variazioni”.

 

Pelle atopica e comunità batterica

Nelle persone con tendenza atopica c’è una diversità batterica meno rilevante rispetto a quella delle pelli normali. Tale diversità è meno evidente nelle zone con lesioni legate a secchezza rispetto alle zone adiacenti prive di lesioni. Nella pelle sana si riscontra in media 250 varietà, a differenza di quella topica che presenta 154 varietà in aree integre e 137 in aree con lesioni. 

 

“In particolare – precisa Belmontesi - la sotto-rappresentazione delle famiglie actinobacteria e proteobacteria, a vantaggio della sovra-rappresentazione del genere staphylococcus è un marcatore della pelle a tendenza atopica e, soprattutto, delle lesioni atopiche. All’interno del genere staphylococcus si osserva una sovrabbondanza di staphylococcus aureus, ma anche di staphylococcus epidermidis e di una specie raramente descritta, lo staphylococcus haemolyticus”.

 

 

Una risposta dalla cosmetica

La ricerca La Roche-Posay ha dimostrato che, in caso di pelle atopica, non è sufficiente riparare la barriera cutanea per ridare sollievo in modo duraturo. È altresì necessario riequilibrare il microbioma: fino a quando rimane disequilibrato, anche se la barriera cutanea è riparata, secchezza severa, irritazioni e sensazione di prurito continueranno a manifestarsi.

 

I nuovi studi sul microbioma hanno portato alla nascita di Lipikar Baume Ap+, un balsamo relipidante anti-irritazioni e anti-prurito per lattanti, bambini e adulti. Il nuovo attivo brevettato, Aqua Posae Filiformis, frutto di 25 anni di ricerca, ristabilisce e stabilizza l'equilibrio del microbioma, ripara e preserva la barriera cutanea. Oltre ad Aqua Posae Filiformis, Lipikar Baume Ap+ contiene il 4% di Niacinamide per un effetto lenitivo immediato e il 20% di Burro di Karité puro per una nutrizione intensa. È quindi indicato in caso di forte secchezza, pelle sensibile soggetta a irritazioni e prurito, e pelli a tendenza atopica o allergica (allergeni da contatto delle European Standard Series).